E' pericoloso vivere nel mondo non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda... e lascia fare
Albert Einstein
martedì 28 giugno 2011
Epocalisse - Caparezza
Questo secolo è la fine del mondo
l'ennesimo affronto di chi predica il bon-Ton dal G8
colpendo sul volto un giovanotto che passa per quello che ha torto.
RIT.
"Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo. Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo..."
Ma si, questo secolo è la fine del mondo
come il moto da cui rispondo "pronto?"
ho giochi java che nemmeno li conto,già
vanno molto i ringtones che monto.
Prima un onda affonda la tailandia
Poi katrina sbrana louisiana
la campana suona ma la scuola frana
qua ci si allontana dalla compassione umana
Ma chi se ne frega della scuola ormai
coi corsi online e la pedofilia wi-fi
Fanculo alla Rai, c'è Sky la pay tv
tu fatti una cultura con Google su...
RIT
"Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo. Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo..."
Partono navi cariche di taniche di ottani tali
che se non t'allontani rimani esanime
come le ali dei cormorani
Prendi questi anni per i fianchi
fidati di me come di Wanna Marchi
voglio diventare un imprenditore fallimentare
e sposarmi Anna Falchi
C'è chi ha roba da 1000 sacchi.
gonne con gli spacchi, vive di pennacchi
Per gli altri, pernacchi, scafi
e raffiche di spari sui sbarchi
Non sono cacchi miei se nn quadra
se la politica è malata e ladra
fa nada, io scendo in strada ma bada
solo se tocchi la squadra
RIT
"Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo. Gesù, questo secolo è la fine del mondo... Yahoo! questo secolo è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo; è la fine del mondo..."
Siamo in guerra, nessuno si illuda
è caduto un Boing sul pentagono delle Bermuda
e noi, predatori come i barracuda
giù dagli irakeni a farne carne cruda
Voglio il calendario di un'attrice nuda e china
la foto di jhon cena
Voglio un trans in bikini
nei mieni festini di rum e cocaina
L'hanno fatto una carneficina ma
l'unica atomica è quella esplosa di hiroshima
democrazia da vetrina la nostra
in mostra come i premi benzina
Viva i paradisi di vergini da sfottere
mi farei esplodere ma per grandi zoccole
mi rimbocco le coperte
per un sonno profondo che è la fine del mondo
La persona senza dimora
Esiste a Genova una fascia particolare di persone che nelle statistiche di oggi, come nelle strade delle grandi città occidentali, prende uno spazio sempre più rilevante e carico di silenziosa sofferenza: sono persone che per i motivi più diversi si sono trovate a vivere sulla strada, prive dei più elementari mezzi di sopravvivenza.
Si tratta di un fenomeno in allarmante espansione, non soltanto nella nostra città ma in tutti i paesi ad economia avanzata, esso denuncia una società selettiva che rende naufraghe le persone più deboli, che non reggono ai ritmi della competizione, che soccombono in un mondo di gente troppo in corsa, troppo specializzata.
Non avere dimora significa non solo non avere casa, ma soprattutto non avere tutto quello che sta dentro e fuori la casa. Ciò che riguarda il vivere quotidiano, le relazioni famigliari, gli affetti, il calore di un “focolare”, nonché il necessario per mantenerlo acceso, un lavoro e la possibilità di avere cura di sé. La dimora rappresenta il luogo degli affetti, delle relazioni significative, dei simboli che sono elementi fondanti per la negoziazione della nostra identità.
Quindi non significa solo e necessariamente l’assenza di una casa, ma di tutto ciò che riguarda il vivere quotidiano, le relazioni famigliari, il calore di un “focolare”, del necessario per mantenerlo acceso, un lavoro e la possibilità di avere cura di sé. Questa condizione è un percorso di perdita di affiliazione, di progressivo distacco dalla società, che è articolato, multidimensionale e porta con sé differenti e molteplici problematiche psico-fisiche, aggredendo lo sviluppo di appartenenza sociale, rafforzando o causando itinerari di destrutturazione dell’identità.
Le persone in condizione di senza dimora vivono un conflitto proprio sulla dimensione sociale indebolendo le risorse dell’aggregazione, della capacità di costruire relazioni, legami, appartenenze, che sono la nostra forza e ci consentono di fronteggiare il presente e, soprattutto, di andare incontro al futuro con ragionevole speranza. La nostra esperienza ci ha portato a osservare che le persone che vivono questa condizione, per i motivi più diversi, manifestano un distacco progressivo nei confronti dell’appartenenza sociale, dei riferimenti istituzionali (famiglia, lavoro, etc.), della propria individuazione, della partecipazione attiva al corpo sociale.
La strada, quindi, non si sceglie, anche se talvolta fa soffrire meno dire che la si è scelta piuttosto che ammettere di non avere e non trovare alternative. La strada è una brutta esperienza, però non può rappresentare la perdita dei diritti per chi vi è costretto.
http://www.sanmarcellino.it/
Si tratta di un fenomeno in allarmante espansione, non soltanto nella nostra città ma in tutti i paesi ad economia avanzata, esso denuncia una società selettiva che rende naufraghe le persone più deboli, che non reggono ai ritmi della competizione, che soccombono in un mondo di gente troppo in corsa, troppo specializzata.
Non avere dimora significa non solo non avere casa, ma soprattutto non avere tutto quello che sta dentro e fuori la casa. Ciò che riguarda il vivere quotidiano, le relazioni famigliari, gli affetti, il calore di un “focolare”, nonché il necessario per mantenerlo acceso, un lavoro e la possibilità di avere cura di sé. La dimora rappresenta il luogo degli affetti, delle relazioni significative, dei simboli che sono elementi fondanti per la negoziazione della nostra identità.
Quindi non significa solo e necessariamente l’assenza di una casa, ma di tutto ciò che riguarda il vivere quotidiano, le relazioni famigliari, il calore di un “focolare”, del necessario per mantenerlo acceso, un lavoro e la possibilità di avere cura di sé. Questa condizione è un percorso di perdita di affiliazione, di progressivo distacco dalla società, che è articolato, multidimensionale e porta con sé differenti e molteplici problematiche psico-fisiche, aggredendo lo sviluppo di appartenenza sociale, rafforzando o causando itinerari di destrutturazione dell’identità.
Le persone in condizione di senza dimora vivono un conflitto proprio sulla dimensione sociale indebolendo le risorse dell’aggregazione, della capacità di costruire relazioni, legami, appartenenze, che sono la nostra forza e ci consentono di fronteggiare il presente e, soprattutto, di andare incontro al futuro con ragionevole speranza. La nostra esperienza ci ha portato a osservare che le persone che vivono questa condizione, per i motivi più diversi, manifestano un distacco progressivo nei confronti dell’appartenenza sociale, dei riferimenti istituzionali (famiglia, lavoro, etc.), della propria individuazione, della partecipazione attiva al corpo sociale.
La strada, quindi, non si sceglie, anche se talvolta fa soffrire meno dire che la si è scelta piuttosto che ammettere di non avere e non trovare alternative. La strada è una brutta esperienza, però non può rappresentare la perdita dei diritti per chi vi è costretto.
http://www.sanmarcellino.it/
domenica 26 giugno 2011
DAIMOKU e GONGYO
La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku), che è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo, è la pratica fondamentale. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.
La recitazione deve essere fatta con ritmo dinamico, anche se la mente vaga è importante cercare di essere concentrati concentrandosi sul suono e sul ritmo. La recitazione è una preghiera e in quanto tale va affrontata con serietà e con un atteggiamento dignitoso. La preghiera è il mezzo per attingere alla Legge della vita presente in ognuno di noi.
Un altro aspetto importante della pratica è la recitazione di un libretto (Gongyo) dove sono raccolti alcuni brani del Sutra del Loto che spiegano che ogni individuo ha dentro di sè il potenziale per l’illuminazione e che la vita è eterna. Perché proprio il Sutra del Loto? Perché, propagato da Shakyamuni (o Siddharta) nel 500 a.C., contiene principi rivoluzionari rispetto agli insegnamenti precedenti; infatti si passa dalla concezione del Budda storico, da cui prendere esempio, alla rivelazione di una condizione vitale positiva fatta di gioia, libertà, compassione, uguaglianza presente dovunque e in particolare in ogni essere umano.
E' importante recitare Nam-myoho-renge-kyo tutti i giorni. Nam-myoho-renge-kyo è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.
La traduzione di Nam-myoho-renge-kyo è:
Nam. Dedizione. Dedicare la vita a questa Legge attraverso la fede, la pratica e lo studio, permette di risvegliare la condizione vitale di Budda, o illuminazione, dentro di noi.
Myoho. Legge mistica. Come Nichiren Daishonin spiegò in uno dei suoi scritti: “Cosa significa quindi myo? E’ semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di attimo in attimo, che la mente non riesce a comprendere o le parole ad esprimere. Quando guardiamo nella nostra mente in qualunque momento, non percepiamo colore o forma che confermi che esiste. Tuttavia non possiamo ugualmente dire che non esista, dato che molti pensieri diversi si presentano continuamente. Non si può considerare se la mente esiste o meno. La vita è davvero una realtà sfuggente che trascende sia le parole che i concetti di esistenza e non esistenza. Non si tratta né di esistenza, né di non esistenza, però manifesta le qualità di entrambe. E’ l’entità mistica della Via di Mezzo, che rappresenta la realtà ultima. Myo è il nome dato alla natura mistica della vita, e ho alle sue manifestazioni”.
Renge. Letteralmente, “fiore di loto”, che nello stesso momento produce semi e fiorisce. Esso rappresenta la simultaneità di causa ed effetto. Attraverso pensieri, parole e azioni si pongono cause, e simultaneamente nella profondità della vita vengono registrati anche gli effetti, effetti che divengono visibili quando si incontra la giusta causa esterna.
Kyo. Suono o insegnamento. E’ la trasmissione dell’insegnamento del Budda.
La recitazione deve essere fatta con ritmo dinamico, anche se la mente vaga è importante cercare di essere concentrati concentrandosi sul suono e sul ritmo. La recitazione è una preghiera e in quanto tale va affrontata con serietà e con un atteggiamento dignitoso. La preghiera è il mezzo per attingere alla Legge della vita presente in ognuno di noi.
Un altro aspetto importante della pratica è la recitazione di un libretto (Gongyo) dove sono raccolti alcuni brani del Sutra del Loto che spiegano che ogni individuo ha dentro di sè il potenziale per l’illuminazione e che la vita è eterna. Perché proprio il Sutra del Loto? Perché, propagato da Shakyamuni (o Siddharta) nel 500 a.C., contiene principi rivoluzionari rispetto agli insegnamenti precedenti; infatti si passa dalla concezione del Budda storico, da cui prendere esempio, alla rivelazione di una condizione vitale positiva fatta di gioia, libertà, compassione, uguaglianza presente dovunque e in particolare in ogni essere umano.
E' importante recitare Nam-myoho-renge-kyo tutti i giorni. Nam-myoho-renge-kyo è il nome della Legge mistica che regola la vita nell’universo. Quando invochiamo il nome della Legge mistica, armonizziamo le nostre vite al ritmo perfetto dell’universo; il risultato è un accresciuto stato vitale, saggezza, compassione e buona fortuna per affrontare le sfide della vita.
La traduzione di Nam-myoho-renge-kyo è:
Nam. Dedizione. Dedicare la vita a questa Legge attraverso la fede, la pratica e lo studio, permette di risvegliare la condizione vitale di Budda, o illuminazione, dentro di noi.
Myoho. Legge mistica. Come Nichiren Daishonin spiegò in uno dei suoi scritti: “Cosa significa quindi myo? E’ semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di attimo in attimo, che la mente non riesce a comprendere o le parole ad esprimere. Quando guardiamo nella nostra mente in qualunque momento, non percepiamo colore o forma che confermi che esiste. Tuttavia non possiamo ugualmente dire che non esista, dato che molti pensieri diversi si presentano continuamente. Non si può considerare se la mente esiste o meno. La vita è davvero una realtà sfuggente che trascende sia le parole che i concetti di esistenza e non esistenza. Non si tratta né di esistenza, né di non esistenza, però manifesta le qualità di entrambe. E’ l’entità mistica della Via di Mezzo, che rappresenta la realtà ultima. Myo è il nome dato alla natura mistica della vita, e ho alle sue manifestazioni”.
Renge. Letteralmente, “fiore di loto”, che nello stesso momento produce semi e fiorisce. Esso rappresenta la simultaneità di causa ed effetto. Attraverso pensieri, parole e azioni si pongono cause, e simultaneamente nella profondità della vita vengono registrati anche gli effetti, effetti che divengono visibili quando si incontra la giusta causa esterna.
Kyo. Suono o insegnamento. E’ la trasmissione dell’insegnamento del Budda.
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